My Values

Da questi giorni oramai indefiniti e indefinibili di lockdown mondiale, nasce rasoterra: il mio metro di grandezza del mondo da circa 28 anni, da quel primo volo aereo a sei mesi di vita. Di quel mondo vero, aperto, accogliente, bello perché vario, libero perché in fondo casa ovunque. Perché la libertà sta nella nostra testa, in fondo.

All’audacia che vi auguro di non tirare mai indietro, di non perdere mai di vista, di non smettere mai di cercare con la mano. Vi porterà fortuna, in un modo o nell’altro, presto o tardi.

Il mio inno a questo blog che ho finalmente scelto di trasferire su carta, perlomeno virtualmente, dopo anni di incitamenti esterni da parte delle mie persone, tuttavia mai andati a buon fine per mancanza di tempo, energia, per pigrizia e forse perché in fondo non era ancora il momento. Da mente a dita ce n’è di strada da fare, soprattutto se vi sono almeno cinque anni buoni di viaggi on the road impilati nel cuore di cui vorrei poter disegnarvi. 

Rasoterra è un travel blog di viaggi low/medium cost in tutto il mondo con particolare enfasi sull’autenticità dei luoghi, delle culture e delle persone che vi appartengono. Contiene informazioni e consigli utili per organizzare viaggi fai da te e itinerari on-the-road risparmiando al massimo, senza rinunciare mai alla bellezza, e con un’impronta quasi romantica al sense of place di ogni destinazione, che spesso e troppo volentieri viene tralasciato o persino trascurato.

Ed è quel filo rosso – il diverso – che mi smuove e mi spinge e mi acquieta nella mia ricerca smisurata di quei pezzi d’umanità, di vita, di mondo sparsi ovunque, fuori e dentro casa, all’angolo di una familiare Via Casoretto a Milano, o sul motorino di un thailandese sconosciuto, in tre, nel bel mezzo dell’ora di punta di Surat Thani, in quanto unico passante fermato sino ad allora che masticasse un poco d’inglese e che quindi fosse in grado di indicarci la strada per la stazione, ma nulla, preferì farci saltare in sella direttamente, e noi stupefatti da quanta gentilezza ricolma, e audacia felice, e autenticità di quegli attimi. Scegliere di tornare a Cuba dopo nemmeno cinque mesi dal primo viaggio in quell’isola a cui spetta buona parte del mio essere per farmi trascinare nell’essenza de La Habana da un gruppo di ragazzi cubani conosciuti in un ristorante a Trinidad; seduta, da sola, dentro un bar di Salisburgo over an Aperol Spritz or two con, quasi per caso, un amico di un amico di Londra e i suoi amici che alla fine di una serata che si prospettava buia e desolata diventano i miei e fanno di quelle ore un altro addendo da aggiungere alla somma. La somma di ciò che siamo destinati a essere, parte del tutto.

– la parte per il tutto a tu per tu con il diverso, che al ritorno da ogni esplorazione diventa ciò in cui invece ci riconosceremo, seppur anche solo in parte, da quell’oggi in poi.

E visto che ci ritroviamo tutti un po’ demoralizzati e con tanto bisogno di sorridere, e di ricordarci di farlo, ho pensato di dare il via anche alla pagina Instagram parallela al sito, a tratti blog, a tratti puzzle, a tratti raccoglitore di sogni su carta, con rubriche che vi vogliono portare lontano e arricchire in assenza di troppe reali possibilità. Ma che mi auguro possano comunque continuare a farlo anche a incubo dimenticato.

E dunque pronti? 

Partiamo. 

Voi dov’eravate rimasti prima di quel febbraio 2020?