“Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente”, diceva Battiato. Sono le 21:38 di una sera di febbraio svizzera, sto per alzarmi dal divano per andare a rifornirmi di chiacchiere milanesi e intanto suonano queste esatte parole che io non posso fare a meno di accogliere, e trovarne il giusto habitat qui. L’incipit di un nuovo racconto che, celato tra le righe, è il racconto della ricerca recondita del mio centro di gravità permanente, uno che non mi facesse perdere l’orientamento, la fiducia nel cammino, o più semplicemente me stessa. E fu così che a Tarifa, quei due passi (di mare) dall’Africa regalatomi senza chiedere nulla in cambio si rivelarono essere la chiave per andare incontro al mio destino senza affannarmi per cercare di disfarlo. Allora non prometteva per nulla bene, eppure due anni dopo quel fine settimana è il ricordo vivo di come si è spesso più felici che mai senza il bisogno di saperlo.
L’Andalusia, regione nel sud della Spagna dove il sole e l’allegria sono di casa, è talmente vasta e variopinta che meriterebbe un blog a parte. Ho avuto la fortuna di vivere il mio Erasmus a Granada nel 2014, e da lì cominciò l’amore per quella terra fatta di identità e ingredienti sempre diversi allo scorrere dei campi d’ulivo sulla carretera Cordoba – Malaga. Amore che fece grandi voli immensi e poi ritornò in tutto il suo splendore quattro anni più tardi, nelle vesti di Juan Carlos, il quale ad aprile 2018 da Siviglia mi portò a sorpresa “in un posto così bello che temo sia una truffa”: una deliziosa cabaña in legno costruita solo pochi mesi prima, incastonata tra la valle e il mare a una decina di km da Tarifa, il punto più meridionale dell’Europa continentale. Su questo tratto di costa andalusa in provincia di Cadice vi sono 40 km di litorale, di cui molte zone sono sublimemente vergini.
Come al solito, mi piacerebbe mi leggessi per intero, ma se non stai nella pelle di venire a conoscenza del costo di questo weekend, corri pure in fondo al post. Trovi tips e specchietto riassuntivo ad aspettarti.
Day 1 – Arrivo in AirBnb & Playa de Valdevaqueros
Per giungere a Valdevaqueros, località divinamente rustica leggermente fuori Tarifa, basta atterrare a Malaga o a Siviglia e noleggiare sul posto la prima automobile di ultima categoria disponibile – parliamo anche solo di 30 euro al giorno. Entrambi gli aeroporti distano infatti 159 km e 203 km rispettivamente (massimo 2 ore di tragitto) dalla nostra destinazione. In realtà, negli anni ho trovato di frequente che la mossa più intelligente sia consultare in via preventiva i prezzi del noleggio auto su un portale di comparazione prezzi come Rentalcars.com dove sconti e offerte regnano sovrani tutto l’anno. Questo si applica essenzialmente ai Paesi in cui non vi siano particolari precauzioni di guida da prendere in considerazione e dunque si possa prenotare online senza la preoccupazione di trovarsi un veicolo semi-guasto alla consegna delle chiavi oppure una macchina non sufficientemente prestante per le attività in cui siamo interessati o per la condizione della rete di strade locale. In tal caso, sarebbe consigliabile affidarsi al parere degli agenti di noleggio del luogo dopo averne discusso a voce (come abbiamo scelto di fare ad esempio in Islanda).
Noi siamo partiti da Siviglia, a cui dedicherò qualche riga più tardi con un paio di insider tips perché occupa uno spicchio di cuore speciale. É bastato intravedere i verdi prati da pascolo intervallati ad ogni curva dall’azzurro brillante del Mar Mediterraneo che si mescola all’Oceano Atlantico e nessun’anima davanti e intorno – a malapena piccole casette rettangolari qua e là – per cominciare a capire che non era un posto qualunque quello che ci stava attendendo. Decine e decine di mulini a vento dopo, ed eccoci a Tarifa e dintorni, esattamente dove c’è lo stretto di Gibilterra: una delle aree meno turistiche e più selvagge dell’Andalusia, a 14 km di mare dall’Africa. Talmente vicina che la radio della macchina a un certo punto si accenderà su un’emittente marocchina e la rete principale del telefono sarà, lungo molti tratti, Maroc Telecom (attenzione al roaming).
La perla del soggiorno è stata forse, ma dico forse, l’AirBnb in cui abbiamo trascorso le due notti a Valdevaqueros. Non credo di aver mai messo piede in una dimora più perfettamente in armonia con la natura circostante, e con la mia interiore, di questa. Non c’era bisogno di musica, se non di qualche nota di flamenco e Rioja, occhi ben saldi sul Marocco e il tramonto sovrastante; lo sciabordio del mare che ti ricorda che sì, è proprio vero che è lì fuori dalla porta pronto ad abbracciarti, il cinguettio melodico, quasi amazzonico, che ti accompagna nel ritorno al mondo mattuttino e che si intreccia al fischio del vento che soffia qui gagliardo. Credo nel potere delle immagini al di sopra di quello delle parole in molte circostanze; et voilà.
La vedi l’Africa?
Casa Bolero è dolcemente isolata dal rumore innecessario ma è allo stesso tempo a uno schiocco di auto da tutti i siti che rendono questa parte di Spagna obbligatoria da visitare almeno una volta nella vita. Il primo pomeriggio optiamo per la Playa de Valdevaqueros, che è esattamente la spiaggia su cui si affaccia la cabaña, e da cui si riesce addirittura a vederne la gran duna. Scusami, non riesco a smettere di pensare a ciò che mi si presentava immobile e furibondo mentre ero avvolta nelle lenzuola fresche di campagna. Ricordo la difficoltà di staccarcene fisicamente anche solo per andarci a nutrire. Il punto migliore per accedere alla spiaggia è parcheggiando presso il beach bar El Tumbao, popolare locale balneare dell’Andalusia e sede del famosissimo ION Club, centro di riferimento mondiale per lezioni di windsurf, kitesurf e surf. Siete infatti nella spiaggia più famosa d’Europa per gli appassionati di questi sport: l’effetto getto messo in moto dallo Stretto di Gibilterra fa sì che il vento di levante in questa zona acquisisca il massimo della sua intensità e accelleri ulteriormente all’uscita dallo Stretto raggiungendo oltre 30 nodi di velocità. Il risultato è vento fortissimo tutto l’anno, il che è ideale per il surf, ma direi non per la balneazione: copriti da capo a piedi se non vuoi lottare con il vento all’ultimo chicco di sabbia feroce, noi abbiamo dovuto tornare verso l’uscita della spiaggia camminando in stile granchio. Tuttavia, la location è molto suggestiva perché si è circondati da vele, aquiloni, tavole e tute policrome in azione, ci sono sempre bella musica e divertenti spettacoli, ottimi mojitos e tonificante energia umana. Lunga 4 km, la spiaggia di Valedevaqueros dista solo 10 km da Tarifa città.
El Tumbao
Tarifa by night è la Spagna alternativa e melodica, distensiva ma vibrante che desiderate ancora incontrare. Perfetta sia di giorno che di notte per mimetizzarsi con lo stile di vita spagnolo, lasciando però il chiasso fuori dall’uscio.
Day 2 – Tarifa
Mi piacque così tanto Tarifa di sera che decidemmo di trascorrervi anche l’intera giornata successiva per poter ammirarla alla luce del giorno e assorbire ogni raggio di vibrazione iberica. Non perdertela, è realmente un gioiellino di cittadina. Prima di addentrarcisi, mi preme menzionare brevemente anche il Mirador del Estrecho, situato lungo la strada tra Tarifa e Algeciras (in direzione Malaga, per capirci), a 7 km da Tarifa città, in quanto punto panoramico a 300 mt d’altezza da cui, nei giorni assolati, si ha la vista migliore dello Stretto di Gibilterra e della costa marocchina da Ceuta, una delle due città spagnole in Marocco, a Tangeri. Oltre alla vista, sembra che anche i panini del café del mirador siano eccezionali.
Tornando a Tarifa, non aspettarti dimensioni metropolitane; la bellezza dell’Andalusia è che la maggior parte delle sue città sia a grandezza d’uomo e perciò visitabile in una manciata di ore. Sin dall’ingresso in città verrai avvolto dal bianco candido e cartapesta delle sue case basse cui espressione e carattere non fanno altro che riconfermarti che sei decisamente in Andalusia, e dall’atmosfera calorosa dei suoi locali dai loggiati in stile architettonico arabo, delle terrazze all’aperto a cui non potrai fare a meno di rifiutare l’invito a sederti e goderti un paio di tapas accompagnate dalla caraffa di sangria a scandire il tempo che vorresti non passasse mai. Il prezioso centro storico medievale è piccolino ed è raccolto dalla cinta di mura risalenti al XII secolo intrecciate di quando in quando agli edifici moderni, ma ben conservate. Vi si può accedere attraverso la Puerta de Jerez a nord dell’antica cittadella medievale, l’unica delle tre porte originarie rimaste intatte (sia Puerta del Retiro a est che Puerta del Mar a sud sono andate distrutte). A tal proposito, un breve excursus storico che troverai sicuramente molto interessante: Tarifa raggiunse il suo apogeo con l’occupazione musulmana della Spagna. Di fatto, fu proprio sulla spiaggia di Tarifa che sbarcò la prima incursione portata a termine dal regno islamico nell’anno 710 d.C. Questa fu guidata da Tarif ben Malek a cui, indovina un po’, la città deve il nome. Dopo quasi sei secoli di dominio musulmano, fu nel 1292 che le truppe di Gusmano il buono riconquistarono la città e la riconsegnarono ai cristiani, come si legge nell’iscrizione commemorativa infissa sulla Puerta de Jerez da cui si fa ingresso nel centro storico, che ai tempi era l’entrata alla cittadella vera e propria. Essendo l’area pedonale, è necessario parcheggiare l’auto fuori dalle mura.
Una volta dentro preparati a perderti tra i suoi vicoli, le vie asimmetriche e le piazzette puntualmente bianche e innaffiate di fiori rosa, fucsia o piante sempreverdi. In base alle tue preferenze, vi sono poi due belle chiese da visitare (Iglesia de San Mateo e Iglesia de San Francisco), un mercato al chiuso situato nell’antico convento de la Santísima Trinidad, il Castello di Gusmano il buono e Isla de las Palomas, dove vi è Punta Tarifa, il punto effettivamente più meridionale dell’Europa Continentale. Quest’isola fortificata durante il XVII secolo è infatti collegata via terra alla città di Tarifa dal 1808 ma può essere esplorata solo tramite visita guidata per preservare l’area che è stata dichiarata Parco Nazionale dello Stretto di Gibilterra nel 2003 – fun travel fact: il cammino costruito per connetterla alla terraferma separa il Mar Mediterraneo a sinistra dall’Oceano Atlantico a destra, sguardo verso l’isola.
Tuttavia, i miei due posti preferiti di Tarifa sono la Plazuela del Viento e la Plaza de la Fuente. La Piazzetta del Vento è uno dei migliori punti panoramici della città, perché da qui si ha una meravigliosa prospettiva, seppur particolarmente ventosa come ne sorride il nome, sullo Stretto e sul Marocco (come se quella dalla cabaña non bastasse), con il viavai del porto e della dogana sottostante, e in perfetto stile andaluso: quando non sai se ti trovi nel maghreb o in Spagna o a Roma. Qui sarai in cima all’antica città e potrai addirittura salire sulla vetta della Torre Miramar per respirare a pieno la pace di quest’oasi. Plaza de la Fuente, invece, si trova nascosta tra le callejuelas della cittadella medievale, e quando spunta ti abbraccia. Vi sono diversi bar e relative terrazze all’aperto pronte a servire vino, tapas e flamenco all’ombra del sole, e delle luci notturne. È un po’ il cuore pulsante della Tarifa antica, anche perché qui fu installata la prima fontana (fuente) d’acqua potabile della città nel lontano 1831. C’è l’imbarazzo della scelta in termini di locali – El Lola, però, è uno dei migliori in town. E anche uno dei più belli: raccolto in un angolino della piazza e cosparso di tavolini ricoperti di tovaglie variopinte a quadratini o a pois, con i musicisti di strada in sottofondo. Sono specializzati nel tonno rosso e nella carne di manzo, ma ogni tapas che abbiamo provato ci ha fatto sognare.
A proposito di caffé e Andalusia, questo è stato il mio espresso richiesto verso le ore 15 al cameriere del Lola.
Ho riso molto – vedi tips in fondo al post.
Un’altra attività che potrebbe interessarti when in Tarifa è l’escursione di avvistamento cetacei, oppure potresti saltare sul traghetto express che in 35 minuti e con circa 60 Euro a/r ti porta a Tangeri, in Marocco. Hai letto bene.
Day 3 – Playa de Bolonia, Baelo Claudia e rientro a Siviglia
Ci siamo trascinati a fatica fuori dal letto l’ultima mattina a Valdevaqueros. Devo ancora capire come si fa a separarsi dai luoghi, dalle cose, dalle persone che amo, ma ci sto lavorando. Double espresso, valigie in auto e via, direzione Playa de Bolonia. E non solo. La spiaggia in cui vi porterò tra poco è a 23 km di macchina da Tarifa sulla strada in direzione di Siviglia, ed è così singolare nella sua morfologia, talmente vergine e comunque ben servita da una scelta di spartani baretti sul mare niente male, da meritare una mezza giornata e un pranzo, perlomeno.
Playa de Bolonia è anch’essa lunga intorno a 4 km e si pensa che sia la sua non trascurabile lontananza dal centro urbano a renderla una delle spiaggie più selvagge del sud della Spagna al giorno d’oggi. Famosa per la sua sabbia dorata tendente al bianco e le celesti acque cristalline, ma oltremodo per la Duna de Bolonia. Niente a che vedere con la gran duna di Valdevaqueros: si tratta di una montagna di sabbia di 30 metri di altezza in cima alla quale si ha una vista spettacolare della costa, che è stata dichiarata Monumento Naturale. La duna infatti continua a nutrirsi e ad accumulare sabbia grazie al vento di levante che batte contro la curvatura di chiusura della baia. Sembra il Sahara nella sua espressione d’oasi migliore. Noi eravamo tra i pochi presenti in spiaggia e ci siamo parecchio divertiti nella letterale impresa dell’arrampicarci fin sopra la sommità della duna ostacolati dal vento che, ovviamente, non soffia per nulla a favore, e non vi dico la quantità di sabbia negli occhi e di nodi nei capelli – lo ammetto, abbiamo dovuto rinunciarci a una certa, assaliti com’eravamo dalla fame di pescado frito. A tal proposito, puoi rifocillarti di tapas di mare e tinto de verano (la coca cola degli andalusi, simile alla sangria, ma più semplice: è metà vino rosso e metà gassosa, rigorosamente servita fresca) in uno dei bar che trovi sul ciglio del litorale a lato del parcheggio.
La spiaggia è anche attraversata da due ruscelli.
La Duna de Bolonia
Bolonia è inoltre molto conosciuta in quanto si trova ubicata a un salto dalle rovine romane di Baelo Claudia – circa 3 minuti di auto – perché anche in Andalusia gli antichi romani arrivarono per primi e vi lasciarono tracce senza eguali. L’antica città romana affacciata sul mare, unica nel suo genere, risale alla fine del II secolo a.C. e la sua esistenza era essenzialmente legata al commercio del pesce con il nord dell’Africa e all’industria della salatura. Il “garum”, salsa liquida di interiora di pesce salato fermentate che gli antichi Romani consideravano un alimento afrodisiaco di cui solo la classe nobile poteva godere, proveniva da Baelo Claudia. Tra le rovine si possono ammirare tutti gli elementi tipici di un municipio romano: marciapiedi, negozi, abitazioni, resti dell’industria locale dell’epoca dove sembra si processassero i frutti di mare, il mercato, un acquedotto, il foro centrale e un imponente teatro con una capienza massima di 2000 persone. Dettaglio ancor più interessante nell’ambito di questo blog: i cittadini dell’Unione Europea hanno diritto all’accesso gratuito su presentazione di un documento d’identità.
Rientriamo dunque a malincuore a Siviglia, dove però il malincuore ha vita breve poiché a cena mi porta a mangiare in un posto di tapas squisite che sembrava fosse stato eretto per me, da La Comilona (o la mangiona); poi mi fa montare in sella alla prima moto gialla a noleggio che trova per strada e mi fa un ultimissimo regalo: Plaza de España di notte. Non so se lo sapevi, ma il parco in cui si trova la meravigliosa piazza sivigliana, simbolo della città, è aperto tutte le sere fino alle 22 d’inverno e fino a mezzanotte d’estate. L’ingresso è gratuito e, a differenza delle ore solari, sarete soli in un film di Woody Allen. E satolli di vida.
Plaza de España de noche
Viandante, le tue orme sono il cammino, e nulla più;
viandante, non c’è cammino, sei tu che fai il sentiero camminando.
Con l’andare si fa il cammino e nel voltarsi indietro si vede il sentiero che mai si tornerà a calcare.
Viandante, non c’è cammino, solo scie sul mare.
– Antonio Machado (Caminante no hay camino, 1912)
Andalusian Tips
- Se hai tempo, fermati anche nella spiaggia successiva a Playa de Bolonia, ossia Zahara de los Atunes: è un’altra chicca di questa costa quasi inesplorata, parte di un ex villaggio di pescatori;
- In Andalusia, quando ci si reca ai tipici ristoranti di tapas, sul menù si troveranno di solito tre differenti tipologie da scegliere per ogni piatto: tapa, 1/2 ración e ración. Le tapas sono le classiche piccole monoporzioni a cui viene comunque sempre accompagnata una bevanda a vostra scelta, alcolica o meno, a un prezzo medio di Euro 2,20 a tapa, 1/2 ración è equivalente alla porzione di un antipasto, mentre ración è un piatto principale;
- A tal proposito, ecco un breve riassunto delle tapas da provare molteplici volte nella vostra vita: tortilla de patatas, croquetas, patatas bravas, piatto di jamón ibérico e piatto di queso ibérico, huevos rotos, pulpo a la gallega, calamares fritos, salmorejo e gazpacho, albóndigas (le polpettine spagnole), berenjenas con miel (melanzane al miele) e solomillo al whisky – potrei mangiare perennemente anche solo quest’ultimo;
- Nelle principali città spagnole, anche quelle più contenute come Cadice, va fortissimo Muving, il comodo servizio di moto sharing che costa 0,29 Euro al minuto. Le moto si trovano ad ogni angolo e riesci a spostarti da una tappa cittadina all’altra in pochi minuti. Altrimenti, Uber è la soluzione a ogni vostro problema – in Spagna non costa nulla;
- Lungo la costa di Tarifa si può comodamente trovare parcheggio fuori da tutti i siti di interesse, anche gratuito;
- Il caffé in Andalusia tende a scomparire da dietro il bancone del bar dopo le 11 del mattino, ora in cui partono con le birre e il tinto de verano (una volta a Siviglia ho dovuto girare cinque bar prima di trovarne uno che mi servisse un espresso alle ore 15, faccia aggrottata del barista inclusa);
- Fossi in te, eviterei di venire in questa meravigliosa regione iberica in piena estate, dato che troveresti i mai altalenanti 50 gradi all’ombra ad attenderti, e non è un’esagerazione. La primavera e i mesi di settembre e ottobre sono ideali, parimenti per il bagno in mare (qualora te lo stessi chiedendo). Io non scorderò mai il tuffo a Cabo de Gata del 14 ottobre 2014.
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